mercoledì 27 luglio 2011

WEST COAST USA on the road

I diari di viaggio del nostro on the road tra California, Nevada, Utah e Arizona. Per facilitare la consultazione ho diviso i diari per stato, di seguito trovate i link in ordine cronologico per l'intero viaggio, cliccateci sopra per venire reindirizzati ai post :-)


1. California
 Los Angeles, Point Lobos SR, Silicon Valley, San Francisco, Yosemite NP, Sequoia NP, Trona Pinnacles, Death Valley NP

2. Nevada
Las Vegas

3. Utah
Capitol Reef NP, Bryce Canyon NP, Arches NP, Dead Horse Point SP, Canyonlands SP,  Moab, Mexican Hat, Monument Valley

4. Arizona
Antelope Canyon, Page, Horseshoe Bend, Lake Powell, Glen Dam, Glen Canyon NP, Grand Canyon NP, Historic Route 66

5. Back to California
Route 66, San Diego

venerdì 24 giugno 2011

CALIFORNIA on the road

E dopo averlo tanto sognato, il nostro viaggio negli USA inizia mercoledì 8 giugno 2011. Partiamo da Verona alle 5.50 del mattino verso Milano Linate.
Purtroppo, come spesso ci capita, il viaggio parte male: alle 7.00 la Mavi - nostra figlia di 8 anni - inizia a vomitare in macchina e fa un disastro. Perdiamo mezz'ora per ripulire tutto, con il dubbio se si tratti dell'emozione oppure dell'influenza intestinale che aveva avuto già il fratello 5 giorni prima. Si rivelerà essere la seconda. Ad ogni modo alle 8.00 arriviamo al CPRM Parking d Linate per lasciare l'auto.

Prendiamo la navetta per l'aeroporto e alle 9.00 facciamo il check-in alla British Airways, volo per Londra. Alle 9.45 secondo incidente: Claudio perde passaporti e carte d'imbarco!!!...li aveva lasciati appoggiati su una panchina in aeroporto.
Per fortuna li ritroviamo in mano a un signore prima che vengano portati chissà dove. Alle 10.50 finalmente si fa il boarding per London Heathrow ma la Mavi sta male. Mal di pancia forte, nausea. Iin aereo vomita un paio di volte e si sente svenire. La tengo su col biochetasi e la coca-cola finchè a Heathrow facciamo lo scalo. Un vero calvario andare avanti vedendola stare così male, ma la convinzione che si tratti di una cosa che a Martino è durata un solo giorno ci fa andare avanti.

Verso mezzogiorno arriviamo a Londra. Emozionante la fase prima dell'atterraggio: l'aereo vola basso sul centro di Londra e il cielo è limpido e soleggiato. Dal mio finestrino riesco a vedere perfettamente il London Bridge, House of Parliament, Westminster Abbey,  il Big Ben, il London Eye...che malinconia!

Durante lo scalo Mavi non vomita più ma non migliora, e proseguiamo facendole coraggio e reidratandola con il biochetasi. Alle 15.00 ci imbarchiamo per San Diego, ma quando si accorgono che la Mavi non sta bene minacciano di lasciarci a terra per il rischio di contagio. Perdiamo 2 chili per l'ansia, finchè il medico della compagnia e la responsabile dell'equipaggio decidono tra loro cosa fare di noi. Per fortuna in quel frangente Mavi si riprende un pò e dice alla capo hostess di stare meglio. Rincuorati decidono di lasciarci partire e liberano i sedili intorno a noi facendo spostare le persone altrove, per fortuna l'aereo era mezzo vuoto. Con 6 posti a disposizione riusciamo a creare due veri lettini per i bimbi, che dormono comodamente per quasi tutto il volo durato 11 ore e mezza. Io non riesco a dormire nè a vedere Black Swan per la troppa tensione.
 
Se non altro ho la fortuna di inventarmi di alzare la tendina del finestrino proprio finchè passiamo sulla Groenlandia: spettacolo!
Devo infilarmi gli occhiali da sole perchè la luce è quasi accecante ma la terra dei ghiacci sotto di noi è una cosa indescrivibile, lingue di acquua azzurrissima tra crepacci di ghiaccio (i canali dei ghiacciai) Una distesa di terra bianca con degli strani disegni di roccia, che meraviglia....

Poi crollo per qualche ora sdraiata accanto alla Mavi.

Atterrati a San Diego alle 18.15, dopo la dormita, la Mavi si sente decisamente meglio e noi ci rilassiamo un pò. Ancora di più quando scopriamo che le valigie ci sono tutte. Sbrighiamo le pratiche di immigrazione, poi prendiamo un pulmino Alamo per il noleggio dell'auto. Ci rendiamo subito conto di essere in California: le palme, le auto americane, le villette sulle colline, le megastrade...è un altro mondo.

Alla Alamo ci danno una Hyunday Santa Fe 3500 bordeaux metallizzata, nuova di pacca, superaccessoriata.


Claudio impara il cambio automatico nel parcheggio della Alamo (molto meglio quando capisce di dover frenare con il piede destro!), attacchiamo il nostro navigatore personale con le mappe americane, che per fortuna funziona e ci porta comodamente al Good Nite Inn Sea World, il nostro primo motel a San Diego a pochi minuti dall'aeroporto. Unico neo: siamo al 2 piano e abbiamo tutte le valigie da portar su! Bene, abbiamo imparato di richiedere sempre una stanza al ground floor se possibile, dalla prossima volta. Risistemo i bagagli e dopo una cena leggera in stanza con i pasti avanzati dall'aereo - Mavi mangia qualcosina, sta decisamente meglio - e la striscetta di melatonina si va a letto.



Alle 4 di mattina il jet lag ci è propizio: siamo tutti svegli e partiamo alle 5 e mezza per Los Angeles, sulla I-5 N. Il tempo è nuvoloso e freddino...non quello che ci si aspetta dalla California...ma in giugno qui è prassi quasi tutte le mattine.



Sull'autostrada tra San Diego e Los Angeles il traffico è tremendo, tutta una coda...ne approfittiamo per guardarci intorno e scoprire le stranezze californiane, mentre i bimbi giocano a contare le auto di vari colori. Alle 8.15, dopo aver attraversato tutta Los Angeles, arriviamo a Hollywood.

 Finalmente vediamo i primi grattacieli, sulle strade bordate di palme. Percorriamo la fantastica Sunset Boulevard, e parcheggiamo facilmente di fronte allo Starbucks, 6745 Hollywood Boulevard. Scopriamo che sotto i nostri piedi è già pieno di stelle rosse con i nomi illustri...siamo in piena Walk of Fame

Ci regaliamo la prima sospirata colazione a suon di apple friter, chocolate chunk cookies, old-fashioned glazed doughnut e plain bagel con coffee americano e caramel frappuccino...aaaahhh! mi mancava!



Visitiamo Hollywood e ce la giriamo un pò. Andiamo a vedere l'Hollywood and Highland Center con i suoi negozi e il balcone in cima alla scala da dove si può ammirare la famosa insegna sulla collina.
Stamattina si vede poco per via della foschia, peccato.



Esaminiamo emozionati tutte le impronte dei divi di fronte al Grauman's Chinese Theatre, le stelle della Walk of Fame, le cere di Madame Tussaud's, i personaggi in costume che animano le vie di Hollywood, i "costumed characters": ci sono Spiderman e Dart Fener che chiacchierano, Yoda, Hulk. Mavi impazzisce quando Willy Wonka 2 (identico tra l'altro) spunta dal nulla e le dice Hallooo.


Vediamo poi l'Hard Rock Cafè, il Kodak Theatre (dove si svolge la kermesse degli Oscar), il Disney's El Capitan Theater, The Ripley's Believe It or Not Museum, che fa angolo sulla strada con il suo caratteristico dinosauro sul tetto che si mangia il grande orologio! a lato c'è il Guinness Book of World Records Museum. Peccato non avere il tempo per visitarli tutti. E poi i negozi, fortissima la M dell'Hollywood Boulevard McDonald's Restaurant.


Risaliamo in auto e ci spostiamo verso Beverly Hills dove passiamo in auto per le vie alberate piene di ville e villette da film, e ci fermiamo a Rodeo Drive, una zona per straricchi dove tutto è griffato, ovviamente off-limits per noi viaggiatori pulciari.

 Attraversiamo Los Angeles e scopriamo che ci piace, così californiana, tutta "bassa" al contrario di New York, e così fortemente "cinematografica".
Ci fermiamo a pranzare al Mac su richiesta dei bimbi, dopo un giro riconfortante da Toys'r'Us (si comprano un Pokemon e un riccio) ci dirigiamo verso le spiagge.


 Fortuna vuole che dopo pranzo esca il sole, così ci gustiamo Venice Beach assolata, le sue palme, la spiaggia immensa, il nostro primo contatto con l'Oceano Pacifico, e passeggiamo per la via principale, l'Ocean Front Walk, piena di negozi...davvero bella, molto Californication.


 Andiamo poi a Santa Monica, e ci concediamo un bel giro sul Pier con le sue giostre. Incredibile l'estensione delle bianchissime spiagge californiane. La sabbia è fina e pulita, una meraviglia.

 Dopo aver respirato l'aria dell'oceano a Santa Monica, prendiamo la Pacific Coast Hwy, una strada panoramica che costeggia tutta la costa, e passiamo per la ricchissima e blindatissima Malibu, costellata di villoni da paura, dove ammiriamo i surfisti californiani che affrontano le onde.


 Inizia a farsi sera e ci rimettiamo in macchina verso Ventura Beach: lì si trova il nostro Motel 6 per la notte. Il navigatore ci porta senza problemi e anche stavolta siamo soddisfatti della nostra stanza, grande e comoda.


Ceniamo da Denny's di fronte...prelibatezze. La Mavi ha ancora un pò di mal di pancia quindi torniamo in motel, e si va a nanna.

Il mattino ci alziamo presto, e facciamo colazione da Starbucks lì vicino: cranberry orange scone, double fudge mini doughnut, chocolate croissant e caffè americano opportunamente condito all'angolo condimenti. Facciamo benzina e partiamo per Santa Barbara, con i caffettoni caldi nel portabibite dell'auto..aaaahhh libidineeee!

 Il tempo è in peggioramento, è molto nuvoloso e quasi pioviggina, ma c'è da dire che tutto prende una patina particolare. Il molo di Santa Barbara completamente disabitato è molto suggestivo, così come la spiaggia, sempre immensa, a perdita d'occhio, bordata internamente da una lunghissima fila di palme che si perde all'orizzonte. Che meraviglia.

 Arrivati a Pismo Beach il tempo non migliora, ma la costa californiana che si fa sempre più brulla salendo verso nord, ha il suo fascino anche col brutto tempo. La foschia cancella in modo insolito le cime delle colline, pare quasi irreale.

Decidiamo di fermarci lungo la costa, sull'Ocean Blv, nel centro abitato di Shell Beach, stupendo: vorrei venire a vivere qui! Le casette sono indescrivibili.
Prima ci rilassiamo un pò al Margo Dodd Park, poi sostiamo in un bellissimo parco giochi "marino" a picco sull'oceano, il Dinosaur Caves Park, dove i bimbi si divertono a cavalcare foche e orche (finte) invece dei soliti scivoli e altalene. E ci divertiamo anche noi!

 Dopo Pismo Beach decidiamo di lasciare la pacific Highway panoramica e di prendere la us101 interna, più veloce, che sale nell'entroterra: appena lasciamo la costa esce un sole tremendo e il caldo è martellante.


A Paso Robles ci fermiamo per pranzare ancora al Mac, con una bella insalata Asian.
Passando per Monterey, facciamo rotta su Carmel, e visitiamo il paesino fatato di Carmel by-the-sea. Meraviglia. Casette fiabesche da gnomi, ricchezza sfrenata. Di lì raggiungiamo la spiaggia e ci gustiamo un paesaggio mozzafiato.



Sulla costa il tempo è di nuovo nuvoloso ma i colori sono fantastici, è veramente Oceano. Dopo Carmel scendiamo la costa di Big Sur fino a Point Lobos State Reserve dove portiamo i bimbi a vedere un pò di animali marini nel loro habitat naturale. Il mare è molto mosso e ruggente ma le foche sono lì sugli scogli che dormono beate, è emozionante vederle così vicine a noi e non essere allo zoo.


Dopo un'oretta e mezza di passeggiate nel parco decidiamo di gustarci un altro pezzetto di Big Sur sulla Cabrillo Hwy (tratto di costa che salendo non abbiamo percorso, avendo preferito la US 101 interna più veloce) fino al pittoresco Bixby Bridge.

Di qui ritorniamo indietro alla volta della Silicon Valley, costellata di mega aziende informatiche per la gioia di Claudio. Per arrivarci attraversiamo altre praterie californiane con i ranch e le caratteristiche barn.

 Arriviamo verso sera a San Josè, dove ci aspetta il nostro Motel 6 Sunnyvale North. E per cena una bella pizza Hut hawaiiana mangiata sul letto a piene mani.

A San Josè fa freddino, partiamo presto il mattino per San Francisco...ma prima facciamo tappa a Mountain View per vedere la fantomatica sede di Google! Troviamo il campus disabitato (è sabato) e ci facciamo un giretto sulle bici multicolori di google ad uso dei dipendenti che sono sparse per i vialetti. Tra le altre cose lì parcheggiata troviamo anche la mitica macchina di Street View.


Lasciata la Silicon Valley partiamo veramente per San Francisco e attraversiamo subito il Golden Gate verso Sausalito.
Da lì si gode di una vista splendida sul ponte e sulla città...magnifico.
 

Rientriamo pagando il pedaggio e ci fermiamo prima sulla spiaggia sotto il ponte dalla parte opposta per ammirarlo dal basso e poi per l'ennesima colazione da Starbucks a Marina District...scopro che il mocha Coconut Frappuccino e il Morning Bun sono un'accoppiata spaziale...!


 Andiamo poi al mitico Pier 39 a vedere i leoni marini stravaccati, i bimbi non vedevano l'ora. Pranziamo lì al pier gustandoci il libidinoso Cham Chowder, la zuppa di granchio nella crosta di pane, e i bimbi le loro fish'n'chips.

 Dopo un bellissimo giro tra i negozi di Fisherman's Wharf, ci fermiamo a Embarcadero per ammirare il Bay Bridge dopo una sosta da Starbucks vicino al Cupid's Span di Rincon Park, poi parcheggiamo la macchina in centro e ci gustiamo la parte più sontuosa della città, il Financial District.


San Francisco somiglia tremendamente a New York in questo quartiere, se non fosse per le salite e le discese e i cable car che la distinguono. Passando per Market Street, Union Square, arriviamo fino a Chinatown coi suoi pazzeschi negozi di cianfrusaglie.


Il pomeriggio andiamo a fare il check-in al nostro hotel (doveva essere il Greenwich Inn ma ci hanno spostati al Travelodge lì vicino, comunque sempre un'ottima sistemazione su Lombard Street). Lasciamo i bagagli e andiamo a vedere il Golden Gate Park. Claudio voleva vedere il Japanese tea Garden ma con profonda inconsolabile tristezza lo troviamo chiuso. I bimbi si divertono con gli scoiattoli e poi ci facciamo la mitica Lombard street in macchina, superdiscesona a zig-zag.


 Girare San Francisco in auto è un vero luna park di strade che salgono e scendono fino a farti perdere l'orientamento, con vista panoramica sulla baia. Come essere in giostra. Torniamo a Fisherman's Wharf per cenare da In'n'Out, che da tempi immemori fa gli hamburger più buoni in assoluto. Un girettino da Walgreen, due passi lì fuori per vedere la baia di sera e poi a nanna.


Al mattino altro giretto per le favolose vie di San Francisco e poi si parte per Yosemite, direzione El Portal. Passiamo il Bay Bridge e poi ci fermiamo sulla strada per una colazione da Denny's a base di pancakes.

Il paesaggio cambia, dalla città, alla prateria, ai ranch di cavalli, ai boschi rigogliosi di Yosemite con i torrenti in piena che fiancheggiano la strada. Non ci sono guard rail, e pare di poter cadere di sotto ogni momento. Ansia.
Arriviamo a Yosemite  National Park in mattinata, è una spettacolare giornata di sole, fa caldo e visitiamo le Yosemite Falls e le Bridaveil Falls.


 Dopo una ricerca sfiancante per un parcheggio (è domenica e il parco è strapieno)  pranziamo allo Yosemite Village con dei paninozzi e poi prendiamo la navetta e ci facciamo i trail delle Lower Yosemite Falls, poi quello per the Spirit of the valley e poi riprendiamo la macchina per salire a Glacier Point con sosta panoramica a Tunnel View.


La strada che sale a Glacier Point è molto tortuosa e c'è ancora la neve, cosa molto suggestiva in giugno. Ci attraversa la strada un coyote e seduta nella neve riesco a vedere bene una grossa lince bianca e grigia.

 La vista della valle di Yosemite da Glacier Point, a 2.200 m., vale la visita al parco. Ti cava il fiato. Riprendiamo la strada stretta e tortuosa in mezzo ai fitti boschi sperando di riuscire ad arrivare a Oakhurst prima che faccia buio, lì è pieno di orsi! Ce la facciamo per un pelo e passata la zona di Wawona, raggiungiamo il nostro bellissimo hotel, il Best Western Gateway Inn, all'entrata sud del parco, a Oakhurst.


Ci mettiamo in costume e ci buttiamo nella piscina dell'hotel per un idromassaggio rilassante di un'ora, prima di cena. Finchè facciamo la doccia Claudio va a prendere la pizza hawaiana da Pizza Factory e ce la mangiamo in camera già impigiamati. Il Tioga Pass ancora non è aperto per via della neve. E così dobbiamo rinunciare a malincuore all'itinerario che preferivamo verso Bodie Ghost town e Mono Lake, e virare sul Sequoia Park. Disdiciamo quindi l'hotel a Lee Vining e confermiamo quello di Bakersfield.

Il mattino dopo partiamo per Three Rivers, con destinazione Sequoia National Park e guido io...ma non prima di una bella colazione da Starbucks!
Troviamo il solito americano col cappello da cowboy che ci attacca la pezza, facciamo benzina da Chevron e si parte. Nessuno ci aveva avvertiti che la strada per il Sequoia park è lunghissima, ripida, tortuosissima e piena di lavori con sensi alternati che ti fanno perdere un sacco di tempo. Non si arriva mai. In poche parole: pallosa.
E noi che ci preoccupavamo per la Tioga road. Lo spettacolo delle sequoie giganti è certamente incredibile, ma non rifarei tutta quella strada per vederle di nuovo, credo che mi accontenterei di Mariposa Grove.

Purtroppo Martino si sveglia con la luna storta, gli viene mal di milza dopo i primi passi sul sentiero e fa la lagna, quindi ci guardiamo soltanto il generale Sherman, la forest of giants e rientriamo al parcheggio con la navetta.


Il pensiero di rifarsi tutta la strada in auto di nuovo per scendere ci uccide, ma ci tocca. Proseguiamo per Bakersfield e sulla strada ci fermiamo per un pranzo da Subway al limite del ridicolo. Mai stati da Subway prima, quasi non riusciamo a capacitarci che ci tocca sceglierci tutto, anche il tipo di pane. Mmitico Cla che sbotta ai commessi: "noi in Italia abbiamo solo Mac Donald's!"

Piegati in due dalle risate arriviamo a Bakersfield, dove fa un caldo assurdo. Facciamo check-in al nostro Best Western, stanza enorme come di consueto, e poi usciamo per un bel giro al Super Walmart come avevo sempre sognato. Per noi è il Bengodi. Ci vorrebbero tre valigie in più per portarsi a casa di tutto...americanate a gogo! Per la cena andiamo al messicano di fronte all'hotel, molto caratteristico, dove mangiamo dei taquitos vegetariani davvero ottimi con avocado, verdure e sour cream, mentre i bimbi scoprono i corn dog. E anche questa giornata si conclude felicemente.



Il mattino riusciamo per la prima volta a godere di un'americanissima colazione al Best western: fantastica, delizosa, a base di pancakes, frosty flakes, salsine, uova, pancetta, toast imburrati, oatmeal, di tutto. Ci sfondiamo e poi sazi e felici partiamo per Bodfish, dove visitiamo la città fantasma di Silver City, davvero carina.


 Non è Bodie, che avremmo visitato quel giorno insieme al Mono lake se la Tioga Road fosse stata aperta, ma almeno abbiamo avuto un assaggio di una ghost town. Il tizio che gestisce Silver City ci consiglia di visitare il Lake Isabella e i Trona Pinnacles, quindi facciamo rotta sul primo, un luogo molto suggestivo, quasi irreale nei suoi colori, e poi ci fermiamo a Ridgecrest per un pranzo leggero da Starbucks a base di freschi frappuccini. Con quel caldo un Tazo Green tea Cream non me lo leva nessuno.
Ci sta anche una spesetta di americanate da Walgreen, tra cui la volpe di pelouche per Sofy.

Prendiamo la strada solitaria verso la Death Valley e deviamo a destra, percorrendo una strada nel deserto più assoluto verso i Trona pinnacles. Sono fantastici, questo è il luogo surreale dove hanno girato i grandi film e telefilm di fantascienza come Star Trek, il Pianeta delle Scimmie e Battlestar Galactica. In effetti tra quelle strane colonne di tufo sembra del tutto di stare su un altro pianeta.


Non c'è nessuno, le lande sono desolate e fa caldissimo. L'acqua diventa imbevibile da tanto bolle e la macchina fotografica si impianta per la temperatura troppo alta. La situazione fa piuttosto impressione.


Ci salviamo bagnandoci la testa con l'acqua (calda). Vediamo la temperatura salire fino a 112° farenheit, finchè in lontananza, in quello che sembra un mare ma è la death valley, scorgiamo delle macchioline bianche: è Stovepipe Wells Village, il nostro hotel. Un miraggio.
 
Arriviamo e ci rifugiamo subito in camera con l'aria condizionata a palla. L'acqua del rubinetto quasi ti scotta la pelle anche se posizionata al massimo su freddo. La sera l'unico posto dove mangiare è il bellissimo ristorante del villaggio. Prendiamo dei piatti tipici del luogo e scopriamo che sono favolosi e freschissimi. Facciamo un giro al market per tentare di comprare la tanica di polistirolo per metterci il ghiaccio, ma non ce l'hanno e (gentilissimi e altruisti come solo gli americani sanno essere) ci aiutano a costruirne una con una scatola di cartone e dei sacchi di plastica: perfetta. Il mattino dopo ci mettiamo del ghiaccio fresco - distribuito gratuitamente al motel - e le nostre taniche di acqua e gatorade immerse dentro. Prima dell'alba ci dirigiamo verso le Sand Dunes, una distesa di dune di sabbia che al sorgere del sole si colorano di rosa. Il caldo è sopportabile e camminiamo scalzi sulle dune ammirando il paesaggio mozzafiato.


Dopo aver giocato un pò tra le dune partiamo per la vera e propria valle della morte, verso sud. Dopo Furnace Creek (che nomi freschi che hanno questi posti!) arriviamo a Devils Golf Course, una distesa di rocce e cristalli di sale, così irreale. Poi raggiungiamo Badwater Basin, stranamente in ombra: fantastico lo spettacolo del sole che sorge dietro la montagna e illumina velocemente il bianco accecante del suolo, una distesa di sale compatto, a perdita d'occhio.


Siamo ben sotto il livello del mare e fa impressione. Risaliamo verso Artist's Drive, e ci stupiamo dei colori delle rocce che vanno dal rosso, al rosa, al giallo, all'azzurro. Ultima tappa a Zabriskie Point, un panorama stupendo sulla valle.


Volevamo scendere fino a Dante's View ma il caldo diventa inostenibile, così decidiamo di lasciare la splendida Death valley e dirigerci verso il Nevada. Las Vegas ci aspetta!

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giovedì 23 giugno 2011

NEVADA ...le luci di Las Vegas

Il Nevada...deserto, deserto, deserto...
Speriamo fino all'ultimo di beccare il cartello che indica la strada verso l'Area 51...i bimbi sarebbero impazziti, ma non riusciamo a individuarlo.
Comunque sapere di esserci passati così vicino...è già qualcosa! Quidi deserto, deserto, deserto, finchè nel nulla più assoluto non inizi a scorgere una città con delle strane torri, una più alta e spaziale delle altre, lo Stratosphere...è chiaro siamo quasi arrivati a Las Vegas.

L'autostrada diventa enorme, piena di corsie e semafori...finchè non appare a sinistra la famosissima insegna, "Welcome to fabulous Las Vegas, Nevada".


Ci fermiamo poco dopo l'insegna, svegliamo i bimbi che dormivano dalla Death Valley e pranziamo da Mac Donald's, insalatona Caesar. Inizia la nostra prima Strip...i primi megahotel che vediamo sono il Mirage, il Luxor, il nostro Excalibur e il New York New York...sorprendenti, pazzi, esagerati.


Fa caldissimo, facciamo il check-in all'Excalibur e ci rinfreschiamo nella nostra camera al 28° piano, da cui si ha una panoramica pazzesca sul Luxor...purtroppo non sulla Strip.

Inizia il nostro pomeriggio a Las Vegas, si fa fatica a orientarsi nonostante si tratti di una lunga strada apparentemente semplice e lineare...è tutto un groviglio di sottopassaggi, scale mobili, passerelle, ponti pedonali, gallerie di negozi, immensi spazi per il gioco d'azzardo...per passare da un hotel all'altro non ci si impiega così poco...c'è parecchio da camminare.


A parte la zona delle camere, tutti gli hotel sono aperti al pubblico e dispongono di immensi casinò, anche collegati uno all'altro, e negozi di ogni tipo...un centro commerciale senza fine e pieno di cose pazze.

Sfruttando il passaggio sotterraneo andiamo a vedere l'MGM Grand, dove i bimbi impazziscono per il Forest cafè, a tema giungla, alberi, acquari, fontane con annesso negozio di pelouche e gadget...una specie di Gardaland.
Troviamo la passerella dei leoni, e ci sono anche due cuccioli, ma sono tutti addormentati.
Cerchiamo di uscire sulla Strip ma ogni volta ci perdiamo negli spazi sterminati pieni di Slot Machines, roulettes e tavoli da gioco...quando riemergiamo sulla Strip sentiamo il caldo assurdo del Nevada che ci soffoca, meglio restare all'interno degli hotel, dove l'aria condizionata è altissima.
Pazzesca la torre Eiffel grande la metà di quella vera, del Paris!


L'intenzione era di rientrare all'Excalibur per riposare e poi uscire per cena a gustarci le luci di Las Vegas...in realtà ci ritroviamo a camminare tantissimo, e dopo aver visitato gli shop più assurdi, come quello delle M&M's - paradiso per Martino - e di Coca Cola, arriviamo al Caesar's Palace (all'altro estremo della Strip) quando è quasi ora di cena.

Scopriamo che la monorail che potrebbe riportarci all'MGM è costosissima e non è per niente comoda.
Decidiamo di rimanere fuori direttamente per la cena, nonostante la stanchezza. Riposiamo un pò su delle panchine al fresco nei sotterranei di non so quale  megahotel, poi ripartiamo.

Il Venetian è la nostra ultima tappa, rimaniamo sconvolti dall'assurdità dei canali veneziani ricostruiti all'interno dell'hotel, con il soffitto a cielo che sembra vero.
Dopo un pò di shopping e una esosa cena da Subway, attraversiamo la strip e la ripercorriamo dal lato opposto, tornando indietro.
Si fa sera ed ecco finalmente le luci di Las Vegas, le strade si riempiono di macchine, soprattutto taxi e limousine, girano donne elegantissime e uomini ricchissimi con cocktail stranissimi in mano...le sale gioco con l'oscurità si affollano, la musica è sempre più alta, e così i vari jingle delle slot machines si moltiplicano...tutto un brulicare di gente, luci, colori, suoni, insegne che lampeggiano...Wow.

Ci fermiamo al Bellagio per goderci gli spettacoli delle fontane a suon di musica...i bimbi restano estasiati.
Eccezionale lo spettacolo sulla musica di One singular Sensation di Chorus Line.
Metto un video per farvi capire, e vi invito a vedere almeno l'ultimo minuto.



 E poi percorrendo passerelle, su e giù, camminando e camminando tra la gente che si ubriaca di divertimento, e facendo coraggio ai bambini stanchissimi, riusciamo a rientrare all'Excalibur.

 Il mattino seguente facciamo il check-out, Claudio en passant vince un 5 dollari giocando alle slot, e ce ne andiamo al Luxor per fare colazione da Starbucks. Claudio vuole provare gli ascensori inclinati, così ci vediamo la hall egizia dall'alto, è impressionante questo spazio immenso a forma di piramide...

 Distrutti e instupiditi dalla pazzia di Las Vegas, la ripercorriamo per fare benzina fino a Downtown dove ammiriamo lo Stratosphere, e poi risaliamo fino alla famosa insegna...addio Las Vegas! per qualche strano effetto gli occhi mi bruciano tantissimo e non riesco a guidare, toccherà a Claudio fino a Bryce.
e dopo deserto, deserto, deserto, lasciamo il Nevada...it's Utah Time!

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