domenica 9 settembre 2012

FLORIDA ON THE ROAD


I diari di viaggio del nostro on the road tra Florida, Alabama, Mississippi e Louisiana. Per facilitare la consultazione ho diviso i diari per zone di interesse, di seguito trovate i link in ordine cronologico per l'intero viaggio, cliccateci sopra per venire reindirizzati ai post :-)


 

1) MIAMI  e le isole KEYS

2) Le EVERGLADES

3) Il GOLFO DEL MESSICO e le SPIAGGE DEL PANHANDLE


4) NEW ORLEANS e l'on the road tra Alabama, Mississippi e Louisiana 

 
5) ORLANDO, CAPE CANAVERAL e la COSTA ATLANTICA

FLORIDA on the road: MIAMI & KEYS ISLANDS


Quest'anno per la mia gioia abbiamo scelto i paesi caldi: si va in Florida.


7 giugno 2012: partiamo da casa alle 5.30, alle 8 siamo al parcheggio Mister Parking di Malpensa. Raggiungiamo l’aeroporto con la navetta, ci imbarchiamo sul volo Delta/Alitalia diretto per Miami e decolliamo finalmente alle 11.45: mi sembra un sogno, stavolta nessuno ha vomitato.
 L’aereo Alitalia è comodo e si mangia bene, abbiamo i televisori per ogni sedile e stavolta riusciamo a vedere dei film durante il volo (troppa grazia, difatti al ritorno non funzionerà nulla, nè il sistema di intrattenimento, nè metà dei bagni...mi pareva strano).

Dopo circa 10 ore e mezza di volo atterriamo al Miami Intenational Airport, a Miami sono ancora le 16.30. Adoro la sensazione di venire dal futuro!
Dopo le procedure di ingresso negli USA ci dirigiamo al noleggio auto, grazie a un trenino futuristico che ci porta direttamento dall’aeroporto.

Arrivati alla Dollar ci fanno scegliere l’auto e ci diamo come priorità che sia bianca con gli interni chiari, per sopportare meglio il caldo. Prima guardiamo delle Jeep, poi ci indicano delle Ford Escape un po’ più grandi allo stesso prezzo e prendiamo una di queste, bianca con gli interni beige...ma soprattutto la meno puzzona di tutte dopo il nauseabondo lavaggio. 

Al noleggio facciamo la grande cosa di acquistare il Sunpass/Epass, una carta prepagata che  permette di transitare su tutte le strade della Florida che richiedono questo “lasciapassare”.
Le strade che esigono il Sunpass o l’Epass sono parecchie, e se per sbaglio ne imbocchi una senza avere il pass (non tutte prevedono il casello con la possibilità di pagare un pedaggio) ti fotografano la targa e ti mandano a casa una bella multa. Anche no.
Come al solito ci siamo portati da casa i seggiolini e il tomtom, evitando di pagare esosi sovrapprezzi sul noleggio.


A Miami il tempo è parzialmente nuvoloso e fa un caldo umido atroce rispetto al clima che abbiamo lasciato in Italia: io donna-salamandra mi sento subito nel mio ambiente ideale.
Ci dirigiamo subito al primo motel prenotato, lo Sleep Inn Miami Airport e risistemiamo i bagagli.

Decidiamo di uscire per cenare e andiamo ad un Mac Donald’s lì vicino. Considerata la stanchezza si va sul sicuro.  I bimbi prendono un hamburger e noi ci rinfreschiamo con uno smoothie al mango.
Andiamo a fare spesa in un supermarket in zona - ritrovata libidine dei supermarket americani - e prendiamo le cose necessarie che non ci siamo portati da casa per evitare il peso: bagnoschiuma, shampoo, balsamo, dentifricio, antizanzare, riso, cous cous, olio, piatti di plastica, sale, detersivo per i piatti, taniche di acqua.
Quest’anno infatti, memori delle difficoltà digestive dello scorso anno sulla west coast, abbiamo deciso di tamponare l’alimentazione americana troppo grassa con qualche cena mediterranea che ci prepareremo comodamente in camera con il cuociriso Tupperware: basta un microonde e il mio minibollitore portatile ed è fatta. Sono un genio del male.

Al rientro in motel primo inconveniente della vacanza…Claudio schiaccia un piedino a Martino nella portiera pensando che fosse già sceso, dalle urla sembrava una frattura scomposta esposta lacerocontusa invece alla fine non era nulla.
Lo spauracchio dell’incipit ci mancava, ma è di rigore in ogni nostro viaggio  e qualcosa doveva pur succedere. Risistemo i bagagli come al solito e poi crolliamo a letto.


Si inizia il primo giorno on the road con una bella colazione all’americana.
La macchina per i waffel ci entusiasma - tutti sorridono dei nostri gridolini di felicità - e Claudio la sperimenta subito…escono dei waffel mondiali che anneghiamo nello sciroppo.
 Fatto il check out  ci dirigiamo a Miami centro.

Visitiamo il centro finanziario della città, la downtown con i megagrattacieli, molto simile alle altre grandi città americane, e poi approfittiamo del bel tempo per attraversare il ponte e andarci a vedere la skyline di Miami dalla Watson Island.


Torniamo indietro e andiamo a farci un bel giro a piedi per Little Havana, il quartiere cubano di Miami; il caldo è infernale e appiccicoso e io son sempre più a mio agio mentre Claudio suda e sbrocca.
Percorriamo il tratto principale di Calle Ocho, e finiamo a comprare sigari nella Cigar Factory più antica del quartiere.


Ci sono strani personaggi molto cubani, anziani vestiti di bianco che sembrano i malavitosi dei film…tanti fumano sigari e chiacchierano pigramente fuori di bar o giocano a domino sugli appositi tavolini.
Bellissime le casette cubo-americane, povere ma decorate con l’impossibile e piene di piante e fiori tropicali nei giardini, oltre alle onnipresenti decorazioni natalizie.
Il caldo è fortissimo, lasciamo Little Havana per visitare il Bayside Marketplace e mangiare qualcosa.

Dopo un giro all’Hard Rock Cafè, al Disney Store e altri negozi ben ariacondizionati, decidiamo di pranzare da Bubba Gump Shrimp per la gioia dei bambini.
Loro mangiano fish & chips serviti nella Jenny, e noi gamberi freschi e smoothies di frutta.

Dopo pranzo facciamo un giro in riva al mare sotto i grattacieli e troviamo un bel parco con tanto di palme, sabbia bianca e sdraiette di legno per riposare un po’.

 
 Inizia a piovigginare e il cielo all’orizzonte si fa scuro rapidamente, per cui torniamo alla macchina e ci dirigiamo verso South Beach dove abbiamo prenotato il nostro hotel per la notte, l’Howard Johnson.
Il traffico verso south beach è immane, e abbiamo pure la bella idea di percorrere la Ocean drive al contrario...

Prima di riuscire a fare il check-in veniamo investiti dal primo temporale tropicale che ci lascia basiti per la violenza della pioggia (impossibile guidare perché i tergicristalli non ci stanno dietro) e la potenza assordante dei tuoni che fanno tremare la terra. Altro che i nostri temporaletti italiani...restiamo umiliati. Ci fermiamo su uno spiazzo e smangiucchiamo qualcosa in macchina godendoci lo spettacolo in mezzo alla vegetazione tropicale, mancava solo la capra e il T-Rex.


Appena spiove riusciamo a scendere dall’auto e a posare le valigie in hotel, ci rinfreschiamo un po’ in camera e poi col tempo balengo decidiamo che è l'occasione perfetta per andare a cercare la casa di Dexter a Bay Harbor.
 La troviamo ma è proprietà privata e non si può entrare. Ma non mollo.Un tecnico dell’ascensore della casa a fianco che se ne stava andando ci chiede se per caso siamo lì per vedere la casa di Dexter e così trova conferma tramite noi che si trova proprio lì (gli pareva fosse quella ma non ne era sicuro).
Essendo anche lui un fan accanito del serial killer HBO (respect!) decide di aiutarci e ci apre un cancello con le chiavi, poi se ne va. Checccculo!
Con mosse fugaci e silenziose da provetti investigatori riusciamo così ad entrare nel residence adiacente, ad avvicinarci all’appartamento di Dexter, e a scattare una foto. Missione compiuta (con un bel po’ di culo!) e torniamo a South Beach.


 Ci fermiamo dal caro Walgreens per un altro po’ di spesa, dei sughi e qualche dolcetto per la colazione del giorno dopo (mmmm gli Swedish!). Ogni volta che entro in un supermarket americano è un pò come trovarsi nel regno della perdizione...non ne verrei più fuori.

Si fa sera e ancora lievemente pioviggina, il cielo è plumbeo ma andiamo a goderci un po’ la spiaggia davanti all’hotel.  Il mare è verde, la spiaggia si estende all’infinito…si capisce subito che è la costa atlantica vista in foto un sacco di volte.
Il temporalone riprende, ceniamo in camera cucinandoci un bel risetto al pomodoro col nostro cuociriso, e poi cullati dai tuoni spaccanti (...) si va a letto.
La cena in camera è comoda perchè con il jet lag ci si alza molto presto, e dopo le varie peripezie della giornata si arriva a ora di cena che si è distrutti. Una volta rientrati in stanza e rinfrescati, si ha solo voglia di buttarsi a letto, non certo di uscire di nuovo nella giungla cittadina alla ricerca di un raro ristorante americano a portata di stomaco.


L'Howard Johnson è uno dei pochi hotel prenotati che non prevede la colazione inclusa (ma ha un ristorante annesso bellissimo da vedere, con i tavoli ricavati in auto d'epoca, un'americanata fantastica), quindi ci svegliamo molto presto aiutati dal jet lag e facciamo colazione in camera con caffelatte, cinnamon roll e swedish…più che soddisfacente!
Oggi si parte le Keys e ci aspetta un bel viaggio di circa 5 ore sull'autostrada in mezzo al mare.
 La giornata è bella e il tempo migliora sempre più scendendo verso sud…all’inizio la strada è un po’ noiosa perché solo in certi tratti si riesce a vedere il mare al di là del parapetto.


  Attraversiamo un’isola dopo l’altra, Key Largo, Tavernier, Islamorada, Matecumbe Key, Long Key, Duck Key, Marathon…i lunghi ponti sull’acqua si susseguono in un'unica autostrada in mezzo al mare e la faccenda si fa sempre più panoramica.
La stagione è ottima, non c'è traffico e perlomeno si procede spediti.

Iniziamo a vedere strani animali…pellicani che volano lentamente e somigliano ad uccelli preistorici, armadilli e capibara morti a palate a lato strada, iguane che fanno capolino dalle zone erbose.

Facciamo tappa a Bahia Honda State Park, che dovrebbe essere al top delle migliori spiagge della Florida.


 Si capisce la potenzialità dei colori, il mare è a striscie gialle-verdi e azzurre…purtroppo però una mareggiata ha portato a riva un sacco di alghe che la rendono molto meno attraente e il mare è ancora un po’ mosso. Peccato davvero.
Ci mettiamo comunque in costume per la prima volta, ricoperti da quintali di crema solare, e mettiamo i piedi in acqua.


  Il caldo qui è molto insistente ma ci diamo alla ricerca di conchiglioni e passeggiamo lungomare. Visitiamo vari punti dello State park e poi riprendiamo la strada verso Key West.

Dopo aver attraversato Big Pine Key, Summerland Key, Cudjoe Key e le Sugarloaf Shores arriviamo a destinazione nel primo pomeriggio, e ci fermiamo subito a pranzare da Denny’s. Quale migliore inizio?
Io prendo dei tacos col pollo fritto e le verdure…uuh mi mancava Denny’s!
 Si fa il check-in al Quality Inn lì accanto, lasciamo le valigie e partiamo per il centro di Key West.


  Il caldo qui è tremendo, il sole a picco…per la mia gioia, Claudio invece soffre. Visitiamo la casa di Hemingway che ci dà l’idea di essere fresca con tutta quella bella vegetazione tropicale.
Vediamo anche alcuni gatti a 6 dita, discendenti dei gatti di Hemingway stesso, i bambini ne sono entusiasti.


 Restiamo fino alla chiusura poi andiamo fino a Southern Point, il punto più a sud degli USA continentali, a sole 90 miglia da Cuba.
 Ci mettiamo in coda per la foto obbligatoria col pirolotto a strisce rosse gialle e nere, uno dei simboli di qui, e poi passeggiamo per Key West, sorprendendoci delle villette, delle palme, della vegetazione in generale, dei galletti che girano indisturbati per le strade (altro simbolo del posto)…una cittadina più tropicale che mai. Ovvio che sono già innamorata di Key West e voglio venire a svernare qui.

 


Ci ritroviamo in una specie di gay pride locale con personaggi assurdi e bancarelle di ogni tipo.
Facciamo un po’ di shopping e poi raggiungiamo uno dei punti più famosi per godersi lo spettacolo del tramonto di Key West, ennesimo simbolo della città!
Sul lungomare la gente si raccoglie in attesa del calar del sole…il cielo si arrossa e ci godiamo lo spettacolare tramonto.


 Siamo stanchi e decidiamo di rientrare, la Mavi ha un paio di vescichette dovute alle infradito nuove. Riusciamo a prenderle delle nuove ciabattine da CVS Pharmacy.
Quindi si cena in camera con couscous olio e parmigiano nel nostro cuociriso, poi inizia il classico temporale serale e, come accade spesso qui durante la notte, piove.

Il giorno successivo il tempo è splendido e dopo un’ottima colazione in hotel con waffel e sciroppo, ritorniamo al centro di Key West per girarcela un altro po’.

Ci dedichiamo alle strepitose vie di Bahama Village, con delle casette in legno tanto belle da sembrare finte e una vegetazione tropicale che non finisce di stupirci. Voglio venire a vivere qui!!!

Arriviamo fino al Boardwalk, dove c’è il lussuoso porto tutto di legno di Key West, con barche bellissime. Sul fondale pulito scorgiamo un grosso lamantino che riposa - anche se Caludio insiste che è un sasso a forma di lamantino - come anticipato dai vari cartelli MANATEE AREA appesi in giro. Secondo me era un lamantino morto perchè non saliva mai a respirare.


 Dopo aver visitato i graziosissimi negozi di Key West risaliamo in macchina diretti a Grassy Key, dove ci aspetta un’esperienza emozionante. Sulla strada vediamo tantissime iguane di ogni razza e dimensione, che prendono il sole sull’erba a lato strada…io rompo le palle a Claudio perchè si fermi e me le faccia fotografare ma quando finalmente ci riesco scopro che al minimo movimento umano quelle scappano a tutta  velocità.

 Arriviamo verso mezzogiorno a Marathon, dove c’è il DRC, il Dolphin Research Center della Florida. Paghiamo l’ingresso e confermiamo la prenotazione per l’esperienza Meet The Dolphin che abbiamo pensato di regalare a Mavi per la sua Comunione....direi che è meglio del Nintendo 3DS.
Potrà entrare nell’acqua della laguna e giocare con un delfino, uno dei suoi animali preferiti da sempre.


  In queste lagune naturali protette, il centro si occupa del recupero dei mammiferi marini feriti o di quelli stressati dalla vita nei parchi e negli zoo, e li ospita qui anche durante la gravidanza, il parto e l’infanzia, fornendo loro le cure veterinarie necessarie con i soldi degli accessi e delle esperienze, per questo sono felice di aver scelto questo regalo.
C’è poca gente ed è tutto molto tranquillo e ben curato.


Ritiriamo il bollino e poi prenotiamo un’esperienza anche per Martino, Hug a Sea Lion… potrà andare a stretto contatto con un leone marino e coccolarlo.
Dato che ha solo 7 anni anche io dovrò fare l’esperienza insieme a lui, mmmh che peccato!

Con i nostri bollini attaccati alla maglietta ci presentiamo al ritrovo con l’istruttore che ci accompagnerà nell’esperienza… tocca prima a me e a Martino, e siamo gli unici iscritti a incontrare Karen, una leonessa marina non vedente di 25 anni, molto ubbidiente e affettuosissima.
Poterla abbracciare e accarezzare è davvero un’esperienza entusiasmante, e Martino è felicissimo.


Tocca poi a Mavi e la accompagniamo al pontile dei delfini.
Qui possiamo avvicinarci molto a loro e osservarli nuotare ai nostri piedi… sono tanti e nuotano in circolo per osservarci con l’occhio curioso ed intanto emettono i loro versetti adorabili…sono incantata, non me ne andrei più via. Posso anche fotografarli da così vicino!

Poi l’istruttore raccoglie un piccolo gruppo di 5 persone e lo fa scendere nell’acqua della laguna.
Mavi non sa nuotare nell’acqua alta ma questa esperienza è perfetta per lei: sul fondale c’è una pedana per cui l’acqua le arriva al petto e può avvicinarsi al delfino.

 
Per questa esperienza l’istruttore chiama col fischietto per vedere se c'è un delfino disponibile a giocare (decidono gli animali!) e si presenta Molly, una delfina cicciottella che ha avuto da poco un cucciolo, molto simpatica. 
Molly gioca con Mavi e gli altri facendosi accarezzare, spruzzandoli con le pinne, e facendosi impartire alcuni comandi per nuotare e fare dei tuffi proprio di fronte a noi. 
Anche questa esperienza è entusiasmante, e alla fine decidiamo di regalare a Mavi anche il cd con le fotografie.

 Il centro è pieno di iguane libere che si arrampicano ovunque e fanno davvero impressione, specie quando te le ritrovi sulla testa come è successo a me con questa..


 Elettrizzati dalle esperienze i bambini (e la mamma) si sfogano poi nel bellissimo playground acquatico del complesso, con spruzzi e getti d’acqua, super rinfrescante…davvero quel che ci voleva.
Al negozio del centro lascio giù un dugongo (un lamantino, ma la parola dugongo mi piace di più) di pelouche che mi pentirò per tutta la vacanza e oltre di non aver preso.


Si è fatta ora di ripartire e ci dirigiamo verso Key Largo, con una sosta alle spiagge di Islamorada.
Le spiagge anche qui sono incantevoli ed è pieni grossi pellicani.


 Arrriviamo poi a Key Largo e facciamo il check-in al Bayside Inn, dopodichè usciamo per una spesa da Publix e ci fermiamo a mangiare un Whopper al Burger King… forse il migliore hamburger della mia vita. Grandissimo e gustosissimo…nulla a che vedere con quelli di Mac Donald’s.
Come dolce proviamo la Oreo Sundae, una coppa Sundae enorme con pezzi di biscotti Oreo, caramello e sciroppo di cioccolato: sono estasiata da tanto grassume.

 


Torniamo in hotel e ci godiamo un momento la spiaggetta privata con palme altissime, amaca e sdraio di legno…una favola queste Keys…un vero dispiacere doversene andare. La dice bene l'ultimo cartello prima di rientrare sulla terraferma: LEAVING KEY LARGO - BACK TO REALITY.


(continua il viaggio verso le EVERGLADES)

 

EVERGLADES N.P., Florida on the Road




Dopo una colazione in hotel all’aperto tra le palme nel nostro hotel di Key Largo, partiamo per le Everglades.
La giornata è splendida e in tarda mattinata raggiungiamo l’entrata principale. Decidiamo di farci dare qualche dritta al visitor center Ernest F. Coe: un ranger gentile ci dà indicazioni sui percorsi migliori da fare.

 
 Iniziamo con i percorsi di Royal Palm, l’Anhinga Trail e il Gumbo Limbo Trail.
Il parcheggio è assediato da grossi avvoltoi che incutono un po’ di timore, specie dopo che i cartelli hanno ben chiarito il pericolo di danni alle macchine per via dei simpatici uccelletti.

L'Anhinga Trail è un percorso davvero bello che si snoda su pontili in legno tra le paludi ricche di animali. Dovrebbe essere il più popolato dagli alligatori ma ci arriviamo a mezzogiorno quando fa ormai troppo caldo, e come ci ha detto il ranger in queste ore i bestioni cercano frescura adagiandosi sul fondo, sott’acqua.



  Sul percorso giochiamo coi bambini a chi avvista per primo uno strano animaletto, e vediamo aironi, cardinali, tartarughe, pesci, insetti stranissimi…



 
Ad un tratto una americana occhio-di-falco ci aiuta a individuare un grosso alligatore che dorme sotto il pelo dell’acqua proprio sotto di noi, con soltanto il naso fuori. Non so come l’abbia notato, era totalmente mimetizzato tra la vegetazione. Martino ha l'ottima idea suicida di lanciargli un sasso per svegliarlo, azione da noi tempestivamente soppressa.


 Il Gumbo Limbo Trail si snoda tra la vegetazione della foresta, dove il sole fatica a penetrare e le zanzare festeggiano alla grande, ripieghiamo sul parcheggio, ed evitando i simpatici avvoltoi che ci sibilano con le ali aperte,decidiamo di cambiare location.
Risaliamo in macchina e attraversiamo Long Pine Key, sembra di essere nella savana dell’Africa.
 Arriviamo al percorso di Pa-hay-okee, molto suggestivo: si attraversa una palude giallastra con delle mangrovie e poi ci si insinua in una foresta verdeggiante, sempre sulle passerelle in legno.
Me le aspettavo molto meno alberate queste Everglades, e più spoglie...invece sono un vero paradiso della natura.


 
Raggiungiamo in auto il percorso Mahogany Hammock, che percorriamo poi a piedi sempre in mezzo alla foresta tropicale. È pieno di zanzare ma siamo ben protetti anche sui vestiti e ci prendiamo solo pochissime punture, meno che in una serata a a casa nostra.


Tutto è selvaggio, la vegetazione per noi è totalmente sconosciuta, ovunque si sente il grido della rana maiale (per ore ci siamo chiesti che animale fosse, quando abbiamo letto che era il regno della rana maiale ci si è chiarito il tutto) e stranissimi versi di uccelli… a momenti mi sembra quasi di essere sul set di Jurassic Park senza i dinosauri.



 Dopo una capatina al Nine Mile Pond raggiungiamo Flamingo, a sud del parco. 
Qui pranziamo con dei panini acquistati al Marina Center e prenotiamo una gita in battello tra le mangrovie delle Everglades, con la speranza di vendere gli alligatori.

 Finchè aspettiamo il piccolo battello scorgiamo un grosso coccodrillo americano (il più grosso registrato in queste zone) che nuota tranquillo al centro della palude, e ci fa sperare di vederne molti altri.


Partiamo con il battello inoltrandoci nei canali in mezzo alle mangrovie, la nostra guida (una specie di Mr. Crocodile Dundee che manovra anche il piccolo battello) ci indica dove sono le life vest…e lì penso...a cosa serviranno mai i giubbotti di salvataggio se una volta affondati ti ritrovi a sguazzare in mezzo ai coccodrilli. Mi prende un pò di strizza solo all'idea che la simpatica barchetta si capotti.

Il percorso è molto suggestivo…vediamo mangrovie e piante tropicali di ogni tipo, corvi, rapaci e aironi… ma i coccodrilli bastardi non si fanno vedere.
Potevamo anche scegliere la corsa con le airboat ma dato che il parco nazionale non adotta questo tipo di imbarcazione per il turismo, ci siamo posti dei dubbi sulla sicurezza e abbiamo deciso per il battello. 



 Siamo ancora nelle ore calde della giornata e probabilmente gli alligatori si rinfrescano sotto il pelo dell’acqua. O semplicemente, siamo solo sfigati.
Ci facciamo l'idea che è più probabile vedere Nessie nel lago di Lochness che un alligatore tra le paludi delle Everglades.
 Lo stesso vale per i lamantini, che da poco tempo popolano queste acque...dovrebbe essere pieno ma non se ne vede nessuno.

 Dopo un paio d’ore di navigazione nel cuore delle Everglades torniamo alla macchina e ripercorriamo la strada verso nord, per lasciare il parco.


Dobbiamo salire fino a Homestead e sulla strada troviamo dei negozi di frutta fresca strepitosi: ci fermiamo da “Robert is here” dove mi prendo uno smoothie di fragole fresche e lime delle Keys che è la fine del mondo. Ma tutta la frutta lì ha un aspetto eccezionale.

Dopo aver fatto benzina dal nostro fidato Chevron raggiungiamo il Days Inn di Homestead.
La camera dà direttamente sulla piscina e il tardo pomeriggio fa ancora molto caldo…i bambini si gettano in piscina e ci restano fino a sera facendo amicizia con dei bambini americani di Washington (in particolare Martino si affeziona a un certo Eljah che cercherà invano di rincontrare per tutta la vacanza, stramenciandoci gli zebedei).

Dopo il bagno andiamo al pizza Hut attaccato all’hotel e ci portiamo via delle pizze enormi e gustosissime da mangiare a bordo piscina, una veggies lover, una ham sausage e una ham pineapple che si faranno ricordare per tutta la notte.


 Il giorno seguente, dopo una colazione in hotel a base di Oat Cinnamon Spice (mmmmhhh!!!), bagel al burro salato e dolcetti supergrassi si parte sulla US41 - detta anche Alligator Alley per la massiccia presenza di alligatori  a lato strada - alla volta di Naples sul golfo del Messico.
Ovviamente di alligatore non ne vediamo neanche mezzo.
 Il tempo è sempre spettacolare e fa molto caldo. Lungo la strada Claudio ha qualche problema di mal di pancia e decidiamo che con Pizza Hut per questa vacanza abbiamo chiuso!
Notiamo che i canali sono stati tutti recintati con filo elettrico per impedire che gli alligatori oltrepassino il bordo del canale finendo schiacciati dalle auto. Allora ce l'hanno proprio con noi.

 
Facciamo tappa in un altro punto delle Everglades National Park, la Shark Valley.
La vegetazione è rigogliosa ed è pieno di swamp lilys, i fiori delle Everglades.



 Intraprendiamo a piedi un bel percorso che si prospetta molto coccodrilloso, ma anche stavolta non abbiamo fortuna.

 
Però incontriamo delle grosse tartarughe, soprattutto soft-shelled turtles con la proboscide e peninsula cooter turtles, herons, ospreys (falchi pescatori) e molti altri strani animaletti, lucertole tropicali come la brown anole lizard che quando si incavola gonfia il sottogola tutto rosso, e serpenti…i bambini sono entusiasti di questi percorsi naturalistici dove riescono a vedere un sacco di animali (tranne l'alligatore) sconosciuti anche da molto vicino.





Il percorso è molto lungo e decidiamo di arrivare solo fino a un certo punto. Facciamo anche un pezzo del Bobcat Trail, e poi si torna alla macchina per proseguire il nostro viaggio verso la costa ovest, sul Golfo del Messico.

(continua il viaggio verso il GOLFO DEL MESSICO e le SPIAGGE DEL PANHANDLE)