domenica 9 settembre 2012

ORLANDO & THE ATLANTIC COAST, Florida on the road


Dopo la nostra fantastica esperienza a New Orleans, ritorniamo in Florida e arriviamo nei pressi di Pensacola all'ora di pranzo.


Decidiamo di provare il Taco Bell che si rivela una piacevole sorpresa. A costo bassissimo facciamo una mangiata di tacos incredibile.
Per spezzare un po’ le ore di auto, ci regaliamo anche una spesotta di abbigliamento al Walmart di Pensacola, io sono una fan delle canotte e magliette Faded Glory che si trovano qui, costano pochissimo e sono davvero belle.
Compriamo anche gli adesivi per l’auto, i Family Stickers, che rappresentano tutti i componenti della famiglia. Qui in Florida sono una moda davvero carina e vogliamo portarcela a casa.
Acquistiamo anche alcuni farmaci da noi introvabili e faccio scorta di Blistex e di elastici per capelli (quelli americani sono i migliori in assoluto).

Nel pomeriggio arriviamo al Marianna Inn & Suites di Marianna, dove facciamo il check in.
 I bimbi sono felici di scoprire che c’è una bella piscina tutta libera per loro e ci sguazzano fino a cena.
Si mangia in camera con cous cous leggero ai funghi e formaggio, che dopo i tacos di pranzo cade a pennello.

Il giorno dopo si fa colazione in hotel, menzione d'onore per le scrambled eggs, e riesco a portar via dei corn flakes e dei latti al cioccolato per merenda.
Non contenti delle spese di ieri facciamo un giro al Walmart Supercenter di Marianna, di fronte all’hotel. Claudio deve prendere una nuova schedina per il nintendo della Mavi che si è deteriorata, e io mi prendo altre canotte. Cediamo anche a due barattoli di mini Oreo, la mania degli americani.Li infilano in qualsiasi pietanza.
Poi si parte finalmente per Orlando.

Ci fermiamo a pranzare al DQ (Dairy Queen) sulla strada, fa caldissimo e io mi sento poco bene, per fortuna dopo una capatina in bagno mi riprendo subito. Mangiamo paninozzi, hot dog e poi proviamo il famoso gelato DQ, con dentro caramello, sciroppo di cioccolato, oreo (ma và?!?!?), pezzi di torta brownie, panna montata e latte condensato. Non ci si crede.
Mi si tappano le arterie solo a guardarlo. 

 
Poi si riparte e arriviamo a Orlando nel primo pomeriggio.
Decidiamo di visitare il Downtown Disney, un parco di soli negozi con entrata e parcheggio gratuiti.


 C’è il Disney Store più grande del mondo, un meganegozio della Lego (ficooo), il Planet Hollywood, l’Hurley Davidson, il Cirque du Soleil.


 
Dopo un’indigestione di personaggi Disney andiamo in hotel a Kissimmee, il Maingate Travelodge.
Per raggiungerlo sbagliamo strada e scopriamo di dover affrontare le code infinite di tutti coloro che si dirigono da e verso i parchi di Orlando.
Per fortuna ci viene in mente di impostare un percorso alternativo breve sul tomtom, che ci porta fuori dal casino e dalle autostrade e ci fa arrivare in hotel in pochi minuti.

Mi mangio una pesca e un pompelmo, ma poi sto male sul serio. Per fortuna mi prende che sono già in hotel e ho tutto il tempo e la comodità per riprendermi, tutto sommato una vera fortuna.
L’hotel non è affatto tra i migliori, ma per una notte ci si accontenta.
 I bimbi mangiano ancora macaroni & cheese a grande richiesta, io dopo aver consultato una miriade di volantini informativi su tutti i parchi di Orlando mi addormento esausta, dolorante e ancora indecisa: il giorno dopo ci aspettano i parchi divertimento e non è proprio il caso di stare male.

Il mattino mi sento decisamente meglio, il mal di pancia è passato e mi sento in forma per affrontare i parchi. Solo che ancora non abbiamo deciso quali.
Dall’Italia gli amici consigliano Epcot, Mavi non vuole sentir parlare di Disney e alla fine decidiamo per gli Universal Studios, a malincuore dato che the Wizarding World of Harry Potter si trova a Island of Adventures, in un altro parco. Ma le attrazioni in generale sembrano migliori agli Universal.

Facciamo colazione in hotel e poi facciamo una tappa inconsueta lì vicino, alla sede mondiale della Tupperware, per la quale lavoro come consulente. Ci tenevo a vedere la mitica fontana e questi General Headquarters, la foto è di rito.


Si fa tempo di andare ai parchi, anzi è già quasi tardi, nonostante tutto non troviamo coda per raggiungere gli Universal.
 Tutta la viabilità è organizzata alla grande, così come l’accesso agli enormi parcheggi multipiano.
 Il nostro è nella zona Cat in the Hat raggiungibile con la scala mobile di Spiderman, per ricordarsi dove ritrovare l’auto.
Per le 9 riusciamo ad essere all’entrata e anche qui non troviamo coda. Unico neo: al controllo bagagli antiterrorismo mi cade la fotocamera per terra rotolando rumorosamente sull'asfalto. Per fortuna funziona ancora ma stavolta ha preso davvero un gran botta.

La signorina della biglietteria ci consiglia caldamente di fare entrambi i parchi Universal, e ci dà l’allettante notizia che il secondo parco costa il 70% in meno se abbinato al primo (circa 30 $ a testa in più).
Invogliati da Harry Potter accettiamo e facciamo il doppio biglietto. La spesa è considerevole ma pensiamo…quando mai ci ricapita?

 Inizia la nostra avventura, e cominciamo con gli Universal Studios


 
L’entrata è maestosa, lì accanto c’è anche l’Hard Rock Cafè più grande del mondo.


Iniziamo con Shrek 4D e i bambini escono galvanizzati, poi ci lanciamo a provare la nuova attrazione Despicable Me 4D (Cattivissimo me), non ancora inaugurata.

 
C’è un po’ di coda da fare ma vale la pena, l’esperienza è spettacolare, i bambini ridono a crepapelle. Il 4D è di altissimo livello, siamo estasiati. 

Usciti di lì incontro un Doc di Ritorno al Futuro e ci facciamo una foto obbligatoria.

 
Vediamo Hollywood ricostruita nei dettagli e la parata di Hop, col pulcino arrabbiato che manda tutti a fanculo. Adorabile.

Ci buttiamo dentro Terminator 2 senza fare code. Stranissimo il 3D Imax di altissima qualità che si intreccia con veri attori che sembrano uscire dallo schermo.
Nella sala i terminator si sparano con Sarah Connor sulle nostre teste e poi tutte esplode in una grande nube di fumo, molto scenica.

 Usciti di qui Mavi preme per la giostra di E.T. di antico stampo, però davvero carina, si viaggia su delle biciclette e si vola nel cielo con E.T. nel cestino. I bimbi si divertono come pazzi e poi la Mavi viene colta da crisi di indecisione su quale pupazzo di E.T. comprarsi. Rimandiamo il tragico dilemma all'uscita.

Facciamo un giro sulle piccole montagne russe di Woody Woodpecker e poi ci tocca una considerevole coda per Krustyland, la giostra dei Simpson. Anche qui l’attesa vale davvero la pena, è tremenda! Un roller coaster virtuale e bastardo che ha messo Claudio a dura prova.

 
 
Pranziamo in velocità con dei bretzel a 2.99 $, in fondo non conviene riempirsi troppo lo stomaco dato il tenore delle giostre. E si beve gratis alle fontanelle del parco. Siamo accattoni d.o.c.

  
 Andiamo a provare l’esperienza di Twister, da cui Mavi è letteralmente terrorizzata (solo la mucca che vola muggendo stempera un pò la tensione), e poi vediamo New York e San Francisco ricostruite, davvero belle. C’è anche un pezzo di Amity, patria di Jaws.

Ogni tanto pioviggina, ma non è negativo perché il parco così è molto meno affollato e si sta anche freschi.

 Verso le 14 decidiamo di passare al secondo parco, e finchè Claudio torna alla macchina per recuperare i K-way, io e Mavi scegliamo finalmente un pupazzo di E.T. tenerissimo e plachiamo l'angoscia.

Dopo una capatina all’Hard Rock Cafè più grande del mondo, entriamo a Island of Adventures e vediamo il castello di Hogwarts che si staglia all’orizzonte sul lago con un cielo plumbeo, che emozione, sembra vero...per quanto vero può sembrare Hogwarts.

Questo parco è costituito da varie isole, e ne attraversiamo una dopo l’altra, prima Seuss Landing, poi il regno di Poseidon, entriamo poi a Hogsmeade ed è una vera emozione, sembra di essere nel film.
 A malincuore scopriamo che Martino è troppo basso per poter fare l’attrazione dentro Hogwarts e dopo aver considerato il fac simile del sedile, che sembra quello di un rollercoaster ad alta tensione, dove è il caso di non rischiare, rinunciamo tutti, profondamente mortificati.

Ci dirigiamo quindi verso l’isola di Jurassic Park e qui ci divertiamo un mondo con un finale da levare il fiato, bastardissimo. Vi invito al sesto minuto del video per capire.


  Bene, piove e siamo completamente inzuppati d'acqua, k-way compresi. Ma elettrizzati!


Sempre bagnati fradici dopo la discesa a picco nell’acqua, torniamo indietro per provare l’esperienza di Poseidon. Qualche effetto speciale molto forte ma niente di che, non valeva proprio la pena di fare tanta coda. Unica nota positiva, il fuoco vero che a varie riprese ci ha lievemente asciugato le vesti.

 Ritentiamo il castello di Hogwarts e scopriamo parlando con gli addetti che c’è la formula Child Swap, per cui si fa la coda tutti insieme e poi a turno si può restare col bambino finchè l’altro genitore fa il giro in giostra mi sembra sensato.
L’ora di attesa qui ci vola, perché la coda si snoda dentro i corridoi di Hogwarts e attraversa le aule, la stanza di silente, le volte con i quadri parlanti… è meraviglioso.


E quando tocca noi siamo io e la Mavi le prime a salire… entusiasmante e un pò da voltastomaco.
Si tratta di una giostra molto movimentata che ti lancia dentro stanze buie con megaschermi in 3D…sembra di seguire Harry su una scopa volante e di lanciarsi nel campo di quidditch o sul lago, inseguiti dai draghi.
 In assoluto la più bella attrazione della mia vita.
Facciamo il child swap con Claudio, e Mavi si fa il secondo giro. Martino purtroppo se la perde, ma almeno si è visto l’interno del castello.

All’uscita visitiamo Hogsmeade e i suoi negozietti dove si trova proprio tutto quel che riguarda il mondo di Harry Potter, dalle divise agli oggetti più particolari.
Ollivander’s sembra quello vero e la taverna dei Three Broomsticks è ricostruita alla perfezione.


 Prendiamo anche della butterbeer da un ambulante, è deliziosa...una specie di birra analcolica molto dolce con della schiuma al gusto di panna.

Lasciamo Hogsmeade e ritorniamo nella giungla del Jurassic Park, dove nonostante la pioggerellina proviamo un’altra attrazione molto divertente che ci fa volare velocemente sul parco appesi a degli pterodattili.

Ci dirigiamo poi all’Isola della Marvel dove ci mettiamo in coda per l’attrazione di Spiderman: è l’ultimo 4D di questa giornata ed è fenomenale come gli altri.
Possiamo dire davvero che queste attrazioni di altissimo livello valgono il prezzo del biglietto.

Verso l’uscita compriamo un Minion per Martino, un magnetino per me. La pioggia si fa insistente, le luci della sera si accendono ed è ora di tornare alla macchina.
Stanchi ma esaltati dalle emozioni di questa giornata ci dirigiamo verso Titusville, dove si trova il nostro prossimo motel.
Fa buio, piove tantissimo e fatichiamo a vedere la strada, per fortuna abbiamo il tomtom che ci dà una mano. Dopo un’oretta circa arriviamo al Best Western che è ormai tarda sera, ceniamo in stanza con un couscous al parmigiano benedicendo la possibilità di non dover uscire di nuovo per cenare con quel tempaccio, ed esausti ma felici si va tutti a letto.
 
Al mattino scopriamo che la giornata è splendida e soleggiata dopo la pioggia di ieri sera e dopo una bella colazione in hotel, partiamo per il Kennedy Space Center a Cape Canaveral.


All’entrata si scorge già il parco dei razzi, nel parcheggio non c’è nessuno e non ci sono code all’ingresso.

 Appena entrati ci tuffiamo subito verso la Shuttle Experience, dove si può sperimentare la simulazione di un lancio nello spazio e provare un pochino quel che provano gli astronauti, i bimbi si divertono tanto.

Poi prima di visitare il centro decidiamo di salire sugli autobus della Nasa che ti permettono in circa 2 ore di tour guidato di raggiungere i vari punti di interesse, dalle rampe di lancio, alla sede della Nasa, alla stazione Apollo.


  Si può decidere se scendere o proseguire alle varie fermate e noi scendiamo alla stazione Apollo/Saturn V.
Restiamo estasiati da questa tappa. Attraverso delle presentazioni con dei megaschermi ci fanno rivivere il lancio dell’Apollo 8, e visitare la sala comandi originale.


 Dopodichè ci aprono le porte su un hangar dove possiamo ammirare il vero razzo Saturn V, è enorme e ci lascia a bocca aperta.

 
Annesso c’è pure un museo con le tute, le navicelle, i rover, gli oggetti e i reperti lunari delle varie missioni Apollo, davvero emozionante.

Nel lunar theather assistiamo a una ricostruzione dello sbarco sulla luna, realizzata davvero benissimo.

Pranziamo allo Space Cafè, sotto il Saturn V con cotolette, hot dog e insalata.
Poi con il bus rientriamo al centro, passando davanti alla blindatissima sede della Nasa che già abbiamo visto in tanti film.

Nel cinema Imax ci vediamo un film in 3D sulla vita quotidiana degli astronauti nella stazione spaziale internazionale, bellissimo. I bambini imparano davvero tante cose.

 
Dopo un giro al parco dei razzi e allo Space Shop, terminiamo la nostra visita spaziale.
Facciamo una sosta breve alla Astronaut’s Hall of Fame non distante da lì, e poi scendiamo verso Cocoa Beach.

 
Raggiungiamo l’inconfondibile Ron Jon Surf Shop, il negozio per surfisti più grande del mondo, e lo visitiamo sorseggiando i nostri frappuccini di Starbucks.

 
Facciamo un giro alla spiaggia di Cocoa, poi risaliamo fino al Pier da cui si possono ammirare le onde a scaloni tanto amate dai surfisti.

 
Di qui partiamo per il Cocoa Village, il centro storico di Cocoa, e poi si fa ora di raggiungere l’hotel, il Super 8 di Melbourne, dove ceniamo in camera con riso ai piselli, maionese e parmigiano.

Il giorno successivo, dopo una colazione in hotel un po’ troppo scarsa per i nostri gusti e considerato il tempo uggioso, decidiamo di fermarci ad un Publix Bakery (un grande supermarket dove si trovano anche prodotti da forno freschi) per fare scorta di prodotti americani da portare a casa e per rimpinzarci di Donuts e apple friter.
 I dolci in queste bakery costano pochissimo e sono buoni come quelli che si trovano da Starbucks.
Mi compero la Fluff, crema di marshmellow per prepararsi i fluffernutters, la vaniglia in polvere Coffeemate per il caffè, e altre stupende cavolate made in usa.

Nel parcheggio del supermercato mi emoziono davanti a una Pontiac Aztec (i fan di Breaking Bad come me capiranno che significa) e poi tentiamo di gettare le immondizie nei grandi cassonetti dietro il Publix, ma sono presidiati da una dozzina di enormi avvoltoi neri davvero inquietanti…decidiamo di lasciar perdere.

 
Ci mettiamo on the road verso Sebastian ed è impressionante quanti enormi nidi di aquila calva americana ci sono sugli alberi secchi lungo il percorso.

 Arriviamo a Vero Beach e diluvia. Si dice che l’uragano Debbie, il primo della stagione, sia in arrivo.


Nonostante la pioggia l’oceano è meraviglioso, fatico un po’ a fare foto cercando di avvolgere la fotocamera nel nylon. Anche le gocce di pioggia in Florida sono molto più grosse delle nostre e tira pure vento. Mi inzuppo a più riprese per mettere i piedi in spiaggia con quel tempaccio.

Quando smette di piovere riusciamo a scendere tutti in spiaggia a Vero Beach, e io riesco a raccogliere un po’ di ramoscelli e legnetti strani per la mia composizione souvenir. Un bimbo di colore che giocava sulla spiaggia me ne ruba qualcuno e mi rovina pure un tappo di sughero con le conchigliette attaccate che sarebbe stato il mio pezzo forte… argh, tento comunque di farmi ridare il maltolto.

 
 
   La tappa successiva è a Palm Beach, un luogo di ricchezza sfrenata alla massima potenza.
Tutto è fuori portata, dai negozi, alle case, alle auto.


Facciamo un bel giro per visitare tutti i luoghi più caratteritici della zona. Via Parigi sulla Worth Avenue è l'angolo più delizioso di Palm Beach...insieme al Seagull Cottage e ai suoi meravigliosi giardini.
Peccato per la pioggia, ma nulla qui riesce a perdere il suo fascino.



Mangiamo al Burger King di West Palm Beach, ahhh il mio adorato Whopper (un hamburgerone che non ha nulla  a che vedere con quelli del Mac) e la coppa (indovinate?) Oreo. Claudio fa una gaffe ordinando i chicken MAC Nuggets...grande.


 Dopo pranzo ci mettiamo in strada verso Fort Lauderdale e ricomincia a piovere insistentemente.

Rimandiamo al giorno successivo la visita al Pier e facciamo check-in al Sunrise Inn & Apartments sull’Ocean Boulevard, sotto un diluvio assurdo.
 Informandoci su internet iniziamo a preoccuparci per le notizie relative all’arrivo di Debbie.
Rinunciamo ad uscire con il tempo che fa e ceniamo in camera con couscous tonno e pomodoro e cookies.

Purtroppo piove ancora al nostro risveglio e scopriamo che la colazione continentale dell’hotel non è un granchè. Meglio così, visto che piove ci regaliamo la tanto sospirata colazione da Ihop (International House of pancakes), una catena di ristoranti specializzati in breakfast molto diffusa in Florida.
Io ordino i New York Cheesecake pancakes, hash brown, scrambled eggs e bacon. Una meraviglia. Claudio ordina i blueberry pancakes. Ne valeva la pena. 

 
Nel frattempo smette di piovere, e decidiamo di andare a vedere il Pier di Fort Lauderdale.
 Il tempo ci concede una bella tregua e riusciamo anche ad andare in spiaggia, dove è pieno di palme e di nidi di tartarughe marine recintati. 



Per i bambini è sempre un toccasana sfogarsi al mare, qui le spiagge sono sempre grandi e vuote, quindi possono correre, urlare e saltare senza infastidire nessuno.
Ci divertiamo e troviamo anche un uovo di tartaruga schiuso per il mio diy souvenir.

 È tempo di chiudere il cerchio e ci rimettiamo in cammino verso Miami.


 Per la strada il tempo è brutto, il cielo minaccioso come qui in Italia non abbiamo idea, ma non piove. Arrivati a South Beach facciamo il check-in al Clay Hotel, un posto davvero carino nel quartiere spagnolo su Washington Avenue, abbastanza vicino a Ocean drive.


South Beach si gira a piedi, quindi lasciamo l’auto al valet dell’hotel per 19 $, ci sistemiamo in camera e poi, dato che il tempo è clemente e ce lo concede, ci prepariamo per la spiaggia.

 Raggiungiamo il mare a piedi e ci rendiamo conto di quanto sia assurda la gente che frequenta South Beach. Sono persone piuttosto ricche che vengono qui per distruggersi di musica, balli, alcool e droghe, vestiti nei modi più bizzarri, con auto e moto da sogno.


La comunità gay è fiorente e bene accettata, se ne trovano tantissimi e tutti liberi di amoreggiare apertamente.
 I locali sono già attivi e rumorosi nel pomeriggio, figuriamoci la sera…. capiamo subito di aver fatto bene a non prendere un hotel su Ocean drive e il suo immenso casino!



La spiaggia di South Beach è la più affollata che abbiamo trovato in tutta la Florida, e forse anche la più bruttina. Unica nota particolare, è piena di frammenti di barriera corallina, ne troviamo di bellissimi da portare a casa.


 Dopo aver trascorso qui le nostre ultime ore di mare di tutta la vacanza, rientriamo a piedi percorrendo tutta la Ocean Drive.
 Lo stile Deco è davvero particolare e ogni minuto che passa, la confusione e il traffico aumentano.


 
Riesco a prendere i magnetini che mi mancavano e rientriamo in hotel: appena saliti in stanza inizia il diluvio universale. Che culo!


 
Ceniamo in stanza con couscous aglio e erbette e poi inizio a sistemare definitivamente le valigie per la partenza.
Ci rendiamo conto che la pioggia non ferma nessuno a South Beach: dalla finestra della nostra stanza vediamo la confusione, gente che urla, polizia, sirene, musica, dee-jay, insomma una banda di matti da film americano che fa casino per tutta la notte nonostante il temporale.
Per la seconda volta faccio fatica a dormire.

Al mattino chiudiamo definitivamente le valigie, stasera si torna in Italia.
Dopo il check-out scopriamo che la macchina è stata usata (subnoleggiata?) da qualcun altro durante la notte, troviamo i seggiolini nel baule, una mappa di Miami, un caricabatterie dell’iphone nell’accendisigari, acqua nelle portiere, il livello della benzina differente e l’auto è stata pulita e aspirata all’interno.
Inutile fare rimostranze, rinunciamo ad insultare il valet latinoamericano mariuolo e speriamo che non abbiano preso multe a nostro nome durante la notte.

Facciamo colazione da Starbucks a South Beach, un posto molto chic. Poi attraversiamo South beach per risalire verso nord. Ovunque si vedono uomini e donne distese per terra, nei parcheggi, sulle verande delle case, sotto la pioggia. Non sono morti, sono disfati dalla nottata brava e probabilmente imbriachi spolpi, è lì che si sono addormentati.



Il tempo poi migliora e fa molto caldo. Il nostro aereo parte verso sera quindi abbiamo tutta la giornata per visitare quel che ci resta di Miami.
Per prima cosa andiamo a visitare Coral Gable, il quartiere più in di tutta la città, dove vivono i più ricchi. Un posto meraviglioso, fatto di viali alberati e ville da sogno.

 
 Visitiamo anche il Coconut Village, altro posto per straricchi. Ci sono canali d'acqua pieni di panfili costosissimi, rimaniamo a bocca aperta davanti a tanto sfarzo.
Facciamo un giro a piedi per Coconut Grove fino al Coco Walk, il centro commerciale del posto.
Claudio trova le scarpe da ginnastica che cercava e poi proviamo ad arrivare al porto.

 Fa talmente caldo e umido che non si riesce a vedere dentro le vetrine: la condensa è tale che appanna ogni cosa. I vestiti ti si bagnano addosso da tanta umidità che c’è nell’aria.
Guardiamo il cielo e vediamo che si sta facendo nero come non mai: lo spettro di Debbie è sempre presente, e rinunciamo alla visita del Pier.

Torniamo in centro a Miami e decidiamo di fare gli ultimi acquisti al Bayside.
Lì pranziamo da Subway (è sempre un’impresa impossibile per noi italiani scegliere qualsiasi elemento compositivo del panino) e terminato lo shopping torniamo alla macchina che già comincia a piovere.


Si è fatta ora di andare all’aeroporto e Claudio si rende conto di non aver preso il Peanut butter smoothie (quello americano è di gran lunga migliore rispetto a quello che si trova in Italia).
Eravamo quasi arrivati all’autonoleggio dell’aeroporto e invece torniamo verso Miami per l’ultima spesa al Publix più vicino.
Dopodichè siamo finalmente soddisfatti e riportiamo indietro la nostra Ford Escape bianca…è sempre triste salutare per sempre la macchina che ti ha accompagnato per tante avventure: quasi 5000 km questa volta.

 Il trenino ci porta al nostro gate per il volo verso Milano, e lasciamo Miami proprio il giorno in cui Debbie è arrivata davvero. Non è stato un uragano fortissimo ma è stato comunque un bene non esserci stati.
Il volo di ritorno ha un ritardo di un'ora e mezza e qualche problema tecnico, ma la stanchezza ci è propizia e dormiamo tutti per l'intero volo.

Siamo felicissimi di come è andata anche questa volta: tutto perfettamente da programma, le prenotazioni tutte riuscite, nessuna brutta sorpresa e considerata la stagione avversa anche il tempo con noi è stato più che clemente.

E così, al di là delle ideologie politiche o culturali,  l’America, con i suoi paesaggi magnifici, i suoi spazi immensi, la sua gente ospitale e le sue innumerevoli pazzie, ci ha sorpresi e divertiti, lasciandoci ancora una volta la voglia sfrenata di tornarci :-)

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